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Da 7 anni in attesa di giustizia: ma arrivano giorni decisivi

Sono trascorsi oltre 3 mesi dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza di appello. Si è trattato per noi di un passaggio difficilissimo da digerire, perché contemporaneamente veniva confermata in toto la ricostruzione della Procura di Pavia, con l’indicazione dei bersagli da parte della Guardia Nazionale e il fuoco di saturazione aperto deliberatamente dall’Esercito Ucraino fino all’annientamento fisico dei giornalisti Andy e Andrej, e tuttavia si dichiarava l’assoluzione dell’imputato Vitalyi Markiv a causa di un cavillo procedurale. Verità e ingiustizia.

Nonostante la rabbia, abbiamo deciso di attenerci ancora una volta ai principi che ci hanno guidato fin dall’inizio di questa brutta vicenda. Stare vicini alla famiglia, rispettare le istituzioni. Per questo motivo abbiamo atteso con pazienza e in silenzio i successivi passaggi dell’iter giudiziario italiano, mentre assistevamo sgomenti al rientro trionfale in Ucraina del soldato trovato colpevole ma non punibile. Oggi, mentre si avvicina il 24 maggio, quando saranno passati esattamente 7 anni dall’omicidio di Andy e Andrej, ci prepariamo di nuovo a commentare passaggi decisivi.

Proprio in questi giorni, infatti, la Corte di Cassazione sta passando al setaccio l’impianto della sentenza di appello. Da qui potrebbe addirittura scaturire una decisione clamorosa, perché la valutazione della Corte d’Appello circa la non ammissibilità delle testimonianze dei commilitoni e superiori di Markyiv potrebbe essere ritenuta illegittima. Questo porterebbe non più e non soltanto ad istruire il processo in terzo grado, ma ad annullare la sentenza d’appello e a celebrare nuovamente quel processo. Le implicazioni sarebbero profonde, perchè non lascerebbero alcuna foglia di fico sulla scarcerazione di Markyiv e sulla ancora più importante assoluzione dello stato ucraino, facendo cadere anche il vizio di forma, quando già non c’erano più dubbi riguardo alla sostanza. Attendiamo con inesauribile pazienza, chiedendo a chi ci legge di attendere con noi. Presto sapremo se il prossimo passo sarà la Cassazione o nuovamente l’Appello, con tutto quello che rappresenterebbe questa decisione.

Mentre continuiamo ad occuparci dei fatti di tribunale, non si ferma in parallelo il nostro percorso sociale, culturale e associazionistico. Nei prossimi mesi l’associazione Volpi Scapigliate darà infatti il proprio contributo all’ambizioso progetto guidato dal collettivo Cesura e volto alla promozione dell’archivio di Andy e all’istituzione del premio Andy Rocchelli. Sarà un contributo di natura didattica, che verte attorno ad un tema attualissimo e profondamente legato all’attività e all’insegnamento di Andy, e in generale al lavoro del bravo giornalista: la piaga delle fake news. Nel contesto dell’evento BambinFestival, che si terrà a Pavia il prossimo giugno, dedicheremo una serie di riflessioni e approfondimenti sul tema rivolgendoci a sezioni esposte della nostra comunità: i ragazzi e gli educatori. Insieme a loro cercheremo di costruire un’esperienza che lasci qualcosa a tutti i partecipanti, per fare anche un piccolo passo verso un’informazione e una società migliori.

Ancora una volta siamo a uno snodo cruciale della vicenda processuale, ma anche del nostro impegno associativo. E ancora una volta questo accade nell’immediata prossimità di quell’anniversario che odiamo ma che al contempo significa così tanto. La strada prosegue, e noi siamo sempre tutti qui.

Articolo21 e il Festival dei Diritti Umani hanno indetto una conferenza stampa il 24 Maggio, dalle ore 17. Un evento online con la partecipazione di Rino ed Elisa, i genitori di Andy Rocchelli, la loro legale Alessandra Ballerini, il presidente della FNSI Beppe Giulietti, il presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti Paolo Perucchini, Mario Calabresi, Nello Scavo e Mariangela Gritta Grainer, che si sono ampiamente occupati del caso. Nell’occasione sarà possibile vedere il messaggio videoregistrato che il Presidente della Camera Roberto Fico ha voluto dedicare alla vicenda Rocchelli.

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La colpa storica dell’Ucraina. L’articolo di Anna Dichiarante per Altre/Storie n 48., 29 Gennaio 2021

La giornalista Anna Dichiarante, in collaborazione con Mario Calabresi, ha documentato il processo d’appello seguendone ogni seduta e restituendone un quadro limpido e preciso su Altre/Storie. Sul blog Choramedia è invece disponibile il Podcast in quattro episodi La Volpe Scapigliata, un racconto delicato e sensibile della storia di Andy Rocchelli e degli anni successivi alla sua uccisione, realizzato da Mario Calabresi.

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Sulla verità ci siamo, sulla giustizia non ancora

Le motivazioni della sentenza di assoluzione per Vitalyi Markiv pronunciata dalla Corte d’Appello di Milano segnano uno snodo cruciale della vicenda processuale legata all’omicidio di Andy Rocchelli e Andrej Mironov. Noi le abbiamo studiate a fondo e riteniamo opportuno offrirne una sintesi, oltre ad un nostro commento, perchè sono tanti e importanti i dati di fatto che emergono da questo documento.

Tutte le richieste di rinnovazione istruttoria da parte della difesa sono state respinte. E’ stata confermata l’attendibilità dei testimoni chiave, in particolare il fotografo William Roguelon e i giornalisti italiani, oggetto di critiche da parte della difesa che il dispositivo definisce “infondate”. In conclusione, si ritiene corretta e ampiamente provata la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Assise di Pavia. Ricordiamo i sommi capi di questa verità sofferta e difficile da rimettere insieme, ma confermata ancora una volta.

Andy e Andrei si sono recati in una zona teatro di un bombardamento precedente ma nella quale non era in corso alcuno scontro, per svolgere regolarmente la propria attività di fotoreporter di guerra. Sono stati avvistati dagli osservatori della Guardia Nazionale Ucraina, che disponevano di tutti gli elementi necessari a riconoscerli come civili, dagli abiti all’insegna del taxi. Come si legge a pagina 58 delle motivazioni della sentenza “Costoro hanno allertato i comandanti, i quali hanno dato l’ordine di sparare, comunicando altresì all’esercito le coordinate per l’uso dei mortai contro di loro”. Non vi erano filorussi, non ci sono state provocazioni. “Si è trattato quindi – prosegue il documento – di  un ordine illegittimamente dato dai comandanti, perchè in violazione delle norme che mirano alla protezione dei civili”. A seguire, il tiro al bersaglio – tecnicamente il fuoco di saturazione – durato oltre mezz’ora, avente come obiettivo l’eliminazione fisica dei giornalisti.

Questa è la verità, ed è una verità che contiene implicazioni pesanti. A Sloviansk l’Esercito Ucraino ha commesso crimini contro l’umanità, in violazione del diritto internazionale. Andy non è andato nel posto sbagliato, non è stato imprudente, non è finito nel fuoco incrociato. Andy è stato assassinato insieme al collega Andrej, sulla base di un ordine deliberato da parte della catena di comando ucraina con l’obiettivo di farli fuori.

Ma allora, da cosa dipende e che cosa implica l’assoluzione di Markiv?

Tutto nasce da un errore procedurale. E’ acclarato che Markiv si trovasse in servizio sulla collina il giorno dell’attacco. L’unico elemento che però lo colloca con certezza nella postazione da cui l’attacco è cominciato consiste in una serie di testimonianze da parte di commilitoni e superiori, in primis il suo superiore diretto Bogdan Matkiwsky. Siccome per queste figure sussistevano indizi di correità, il codice di procedura penale prevede che le loro deposizioni potessero essere rese soltanto alla presenza di un difensore e secondo una ritualità specifica, secondo la giuria diversa da quella seguita, il che renderebbe tali testimonianze non meno attendibili, ma inammissibili a livello procedurale. Da qui scaturisce il ragionevole dubbio: sappiamo che Markiv c’era, ma lo sappiamo grazie a prove che ci è fatto divieto di utilizzare. Sappiamo anche che l’Esercito Ucraino è colpevole, ma la responsibilità civile dello stesso è correlata giuridicamente alla condanna penale di Markiv, essendo quest’ultimo assolto per insufficienza di prove viene a cadere a sua volta.

In sintesi, sappiamo cosa è successo, sappiamo anche chi è stato, ma non possiamo ottenere giustizia a causa di un vizio di forma. Ecco cosa manca a questa sporca verità: la giustizia. Per questo noi non possiamo fermarci: proseguiamo al fianco della famiglia di Andy lungo la strada che porta dritto fino alla Cassazione. Perchè riconosciamo che la procedura penale deve rispettare delle regole, ma non possiamo accettare che un perverso crimine contro l’umanità che contravviene alla Convenzione di Ginevra rimanga impunito per colpa di un cavillo. Sarà pure la legge, ma non è giustizia. Il cammino è lungo e tortuoso, lo sapevamo. La strada degli uomini è spesso così, fatta di piccole grandi conquiste ma anche di alti ostacoli e colpi bassi. Noi ci teniamo stretta la conquista della verità, ma non ci fermiamo certo qui. Adesso vogliamo anche la giustizia. E andiamo avanti.