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Processo d’appello – prima udienza, 29 settembre 2020

E’ stata decisa la modalità di svolgimento a porte chiuse dell’intero dibattimento. Possono entrare quindi i soli soggetti coinvolti -avvocati, parti civili etc- e tutti i giornalisti accreditati.
Data la sentenza emessa il 12/07/2019 dalla corte d’assise del tribunale di Pavia, il condannato Vitaly Markiv, attualmente in carcere, e lo Stato ucraino, rappresentato dal suo viceconsole a Milano, hanno presentato ricorso in appello. Il ricorso si compone di presunti difetti giuridici della sentenza dalla corte di Pavia e di richieste di esame di materiale aggiuntivo. Questi punti sono stati in un primo momento riassunti dalla corte di Milano, poi controbattuti dalla procuratrice generale, dalle parti civili -Avvocati Ballerini e Tambuscio per la famiglia Rocchelli-Ferrari, Avvocato Margherita Pisapia per la Federazione Nazionale della Stampa, Avvocato Tizzoni per Cesuralab- ed infine sviscerati dalla difesa dell’imputato e dello stato ucraino, avvocati Della Valle e Rapetti e avvocato Bertolini Clerici.
Eccone alcuni:
Presunti difetti giuridici evidenziati dalla difesa:
  • difetto di giurisdizione italiana: l’imputato detiene la doppia cittadinanza (italo-ucraina), in questo caso il delitto è stato commesso in Ucraina e pertanto la cittadinanza valevole sarebbe quella ucraina; quindi la procura di Pavia avrebbe dovuto chiedere l’estradizione di Vitaly Markiv allo Stato ucraino;
    l’accusa e le parti civili hanno ribattuto che la cittadinanza italiana non è un “optional usa e getta”, essa comporta diritti e obblighi civili e giuridici per chiunque la porti, sempre. 
  • condanna ingiusta dello stato ucraino; l’accusa ha sottolineato il nesso ineludibile tra Markiv e la catena di comando della Guardia Nazionale ucraina, ribadendo quindi la responsabilità dello stato ucraino nel duplice omicidio;
  • scorretta interpretazione delle fonti. Queste sono state nuovamente spiegate da accusa e parti civili.
  • Andrea è stato ucciso da schegge e non dai mortai in modo diretto quindi nesso mancante tra la Guardia Nazionale ucraina e le vittime. No comment.
  • Nemmeno lo Stato francese ha dato seguito al caso.Nel giugno 2019 il tribunale di Bordeaux ha confermato lo status di vittima di William Roguelon e il suo diritto ad un risarcimento per il danno professionale, fisico e psicologico sofferto.
Richieste della difesa:
  • sopralluogo in loco. L’accusa e le parti civili indicano come dopo sei anni questo non abbia senso. La documentazione video e satellitare offre tutte le informazioni necessarie per procedere.
  • prova balistica per evidenziare come il fucile in dotazione a Markiv, un AK74, comunemente Kalashnikov, non avrebbe potuto cagionare la morte di Andrea Rocchelli e Andrey Mironov ed il ferimento di William Roguelon. Markiv è però stato giudicato colpevole in concorso di colpa per aver fornito la posizione precisa ai mortaisti dell’esercito regolare ucraino e non già per aver sparato egli stesso con le armi a sua disposizione.
  • nuove perizie foniche e video per estrapolare eventuali errori commessi dai ROS nell’analisi del materiale probatorio e verificare l’ipotesi di “fuoco incrociato”.
  • audizione dei testimoni Petruviac (autista dell’auto che ha soccorso Roguelon circa un’ora dopo i fatti, a circa 200 m di distanza), Fusinaz (esperto in cartografia), Scollo (ex-Generale di Divisione Bersaglieri) e Tiepolo (esperto addestramento corpi polizia).
  • ammissione a prova dibattimentale del documentario “The Wrong Place”. L’accusa e le parti civili hanno ribattuto che un docu-film non può costituire una prova documentale in quanto realizzato da soggetti terzi mossi da precisi interessi e non controllabile nei suoi metadati. Non vi sono in esso le necessarie garanzie di terzietà ai fatti e imparzialità.

La corte si aggiorna a giovedì 1 ottobre.

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Andy: al via il processo d’appello

Il 29, 30 settembre e l’1 ottobre si svolgerà al tribunale di Milano il processo di appello per l’uccisione di Andy Rocchelli.

Il 24 Maggio 2014, oltre alla morte di due giornalisti ed il ferimento di un terzo, è stato assestato un duro colpo alla nostra libertà di informazione. Tutti e 3 erano disarmati, lontani dagli scontri e sono stati volutamente presi di mira.

Dopo anni di ricerche ed un lungo processo, nel 2019 Vitaly Markiv è stato condannato a 24 anni di carcere per il suo ruolo attivo nell’agguato. Italo-ucraino, prestava servizio per le milizie ucraine sulla collina di Karachun, da dove partirono i colpi di mortaio.

Con una sentenza storica, il tribunale di Pavia ha rimosso il velo di omertà steso dall’esercito e dalla politica ucraina sull’accaduto, evidenziando l’azione deliberata nei confronti di Andy Rocchelli e dei suoi colleghi.

In questi giorni il tribunale di Milano è chiamato a valutare la sentenza. La famiglia, l’ordine dei giornalisti e tutti gli attori coinvolti dovranno confrontarsi di nuovo con i fatti del 2014.

Noi Volpi Scapigliate pensiamo che, indipendentemente dall’esito, sia necessario ribadire il nostro supporto alla famiglia Rocchelli, ma soprattutto a tutti i giornalisti che quotidianamente rischiano la loro vita per informarci su quello che accade veramente nel mondo.

Le foto, distribuite in alcuni bar e locali di Pavia, raccontano il mondo con l’oggettività e la forza emotiva che Andy ha sempre messo nelle sue opere. Per noi sono un omaggio al suo lavoro ed al suo ricordo.

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Andy e le Volpi Scapigliate: 6 anni dopo

Ci sono alcuni tra noi Volpi Scapigliate che avevano frequentato Andy Rocchelli ragazzo, tra il Sottovento e Piazza Duomo, per poi perderlo di vista come a volte capita, quando si cresce. Ce lo ricordavamo spensierato, sorridente, casinista. E poi abbiamo scoperto la stupefacente profondità del suo lavoro di uomo adulto soltanto dopo quel maledetto giorno, 6 anni fa oggi.

E’ stato un percorso di sofferenza, ma è stato anche un viaggio di riscoperta. Eravamo partiti con l’intento di cercare verità e giustizia per un amico, ci siamo ritrovati a prendere appunti e a imparare lezioni di giornalismo, di professionalità e di vita da una figura che ci ha lasciato tanto, molto di più di quello che credevamo di poterci aspettare.

Da Andrea abbiamo imparato che valori come i diritti umani o le libertà fondamentali non sono ideali astratti, ma diventano obiettivi concreti nel momento in cui si saldano insieme con le storie e con i loro protagonisti. I bambini di Sloviansk. Andrea ci ha ricordato che per raccontare quelle storie, ma anche per costruire le nostre storie, non esistono scorciatoie: lavoro duro, compromessi zero e un prezzo a volte altissimo da pagare. Ci ha fatto sentire uniti più che mai, Andrea, attorno a un universo di racconti, di speranza e di fiducia nella possibilità di fare il nostro pezzettino per plasmare una società migliore.

Un anno fa in questi giorni completavamo il progetto “Da barriere a ponti”, una iniziativa che in questo anniversario diventa una volta di più simbolo di chi è stato Andy Rocchelli e di chi vogliamo essere noi Volpi Scapigliate. Una banda di liceali, quei millennials che va di moda immaginare isolati dietro ai loro smartphones, ha dedicato mesi a studiare l’opera di Andy e a tradurla in pensieri ed immagini, per poi riempire la città di colori. Colori sul cemento, e storie di guerra e di pace, di libertà, di informazione, di diritti violati. Anche quello è stato un cammino importante, per loro e per noi.

Oggi, un anno dopo, siamo ancora qui. Non è semplice organizzare iniziative al tempo del coronavirus, ma ne arriveranno di nuove, prestissimo. Noi ci siamo, con Andy e per Andy. In attesa del processo di appello. Per condividere con la nostra città tutto quello che ancora oggi stiamo imparando da lui.