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25 gennaio 2019: settima udienza del processo

Sono stati chiamati a testimoniare i seguenti professionisti:

  • Luogotenente Benedetto Vinciguerra: massimo esperto italiano di balistica ed artiglieria a tiro curvo; insegna all’accademia militare di Roma nel reparto di fanteria. Ha riconosciuto e spiegato funzionamento e provenienza delle armi/ordigni che compaiono nel materiale fotografico sequestrato all’imputato, incluso il video girato sulla collina di Karachun -luogo di provenienza dei colpi- nel quale l’imputato inquadra se stesso. In aula sono state sottoposte al luogotenente Vinciguerra le immagini del taxi crivellato di colpi e il testimone ha riconosciuto che i fori sulla carrozzeria sono stati causati da schegge di mortaio e da mitragliatrice. Il Luogotenente ha indicato poi la gittata di ciascun’arma di artiglieria pesante elencata: ciascuna di esse era in grado di coprire la distanza tra la collina e la posizione di Andy ed Andrey. In ultimo il testimone ha spiegato la necessità della figura dell’osservatore (colui che indica le coordinate del bersaglio ai tiratori, appostati in un luogo poco visibile con il mortaio).
  • Commissario Napolitano: capo della polizia carceraria di Pavia; ha riferito circa la permanenza dell’imputato nella casa circondariale di Pavia; l’imputato è stato trasferito al carcere di Opera per motivi di sicurezza in seguito a documentate prove di un piano di fuga con aggressione degli agenti.
  • Dottor Luca Trabalza: assistente all’ambasciata italiana a Kiev durante lo svolgimento delle indagini da parte della procura. Ha testimoniato circa la difficoltà di instaurare un contatto verbale con la procura ucraina e di ricevere qualsiasi tipo di risposta circa le indagini da essa svolte a Slaviansk.
  • Luogotenente Russo: RIS di Parma; ha svolto le analisi chimiche dei materiali reperiti sullo zaino di Andy e ha rilevato la presenza di tracce di tritolo e rdx -di norma contenuti nei colpi di mortaio e nelle cariche cave.
  • Dottor Ballardini: medico legale che ha svolto la seconda autopsia sul corpo di Andy presso l’Ospedale San Matteo di Pavia. Ha confermato quanto sommariamente indicato nel referto della prima autopsia -svoltasi in Ucraina. Ha inoltre testimoniato di non aver mai ricevuto dall’Ucraina i reperti estratti dal corpo di Andy, le schegge.
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18 gennaio 2019: sesta udienza del processo

Sono stati chiamati a testimoniare i componenti della squadra ROS che hanno indagato sul caso. A tutti è stato chiesto di illustrare brevemente il proprio percorso professionale e il ruolo attualmente ricoperto all’interno del nucleo investigativo.
I testimoni hanno riportato che le indagini si sono articolate nelle seguenti fasi:

  • estrazione dati dai dispositivi di Andy (PC, memoria macchine fotografiche, telefono);
  • analisi informazioni provviste dai giornalisti interrogati (che hanno testimoniato durante l’udienza del 14 Dicembre 2018), ricerca anagrafica e online;
  • attività intercettive dei canali di comunicazione usati dall’allora indagato Vitaly Markiv;
  • estrazione dati dai dispositivi sequestrati all’imputato Vitaly Markiv in fase di arresto: tale passaggio ha portato alla luce, tra l’altro, diversi documenti fotografici che illustrano come le milizie ucraine compissero iterate violazioni dei diritti umani torturando i prigionieri di guerra;
  • interrogazione imputato;

Tra i dati in possesso all’imputato vi erano diversi files -foto e video- che rappresentano la posizione da cui l’artiglieria ucraina ha sparato su Andy ed Andrey, la visuale sulla fabbrica davanti alla quale è cominciato l’attacco e che infine inquadrano l’imputato (selfie).
La determinazione della posizione esatta è stata ottenuta incrociando le coordinate GPS trasmesse dal fotografo Roguelon alla Gendarmerie Francaise, le immagini satellitari corrispondenti a tali coordinate ed i documenti sequestrati all’imputato.

I membri dei ROS interrogati hanno fornito una cristallina ricostruzione delle indagini e delle motivazioni delle scelte prese.
Grazie a coloro che sono stati presenti e a voi tutti per il supporto di sempre, vi ricordiamo che la prossima udienza si terrà il 25 Gennaio alle ore 9:30.

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14 dicembre 2018: quinta udienza del processo

Sono stati sentiti 5 testimoni, giornalisti italiani presenti nel Donbass il 24 Maggio 2014. A tutti è stato chiesto, come domanda preliminare, di ripercorrere la propria esperienza professionale: ne è emerso che i reporters freelance interrogati sono cittadini del mondo, sovente lavorano in zone di conflitto e non sono certo giovani inesperti.

  • Francesca Volpi (fotogiornalista): dopo alcuni periodi a Kiev durante la rivolta del Maidan, Volpi ha trascorso varie settimane tra Crimea e Donbass e si trovava a Donetsk il 24 Maggio 2014. Ha incontrato l’imputato il 2/5/14 e la loro conversazione è testimoniata da un video non autorizzato (fonte aperta online) che è stato riprodotto in aula. Ha inoltre saputo che l’imputato durante una telefonata al giornalista Marcello Fauci ha dichiarato di avere l’ordine di sparare a tutto ciò che si muove;
  • Andrea Carrubba (fotogiornalista): soggiornò nello stesso ostello ove dormirono Andy, Andrey e William Roguelon; lì ebbero modo di conoscersi e scambiarsi informazioni circa i luoghi vicini a Slaviansk. Il giornalista ha ricordato la serietà e professionalità consolidata di Andrey Mironov e ha dichiarato di aver visitato più volte il luogo dove poi si svolse l’attacco. Carrubba ha raccontato di aver riconosciuto i corpi di Andy ed Andrey all’obitorio e di aver recuperato il PC e gli altri -pochi-effetti personali di Andy dalla camera dell’ostello;
  • Marcello Fauci (fotografo): aveva conosciuto l’imputato a Kiev, durante la rivoluzione del Maidan. Avevano avuto svariati contatti fino al maggio 2014, quando Fauci si trovava nel Donbass. Il giorno della morte di Andy Fauci ha sentito Vitaly Markiv per telefono per avere informazioni sulla situazione: l’imputato ha consigliato di andare via perché la zona era pericolosa per i giornalisti e che loro – la guardia nazionale ucraina – aveva l’ordine di sparare a tutto ciò che si muoveva;
  • Ilaria Morani (giornalista): nel Donbass lavorava spesso con Fauci. Il 24 maggio 2014 ha assistito alla telefonata sopracitata (condotta in vivavoce e in italiano) e ha pubblicato sul Corriere della Sera l’articolo consultabile a questo link. Morani ha confermato che l’imputato lasciava intendere di avere un ruolo di comando nella postazione sopra la collina di Karachun da cui sparava l’artiglieria ucraina;
  • Michela Iaccarino (fotografa): insieme a Carrubba si è occupata del riconoscimento delle salme e della custodia degli effetti personali di Andy ed Andrey. La sua conoscenza del russo le ha permesso di ottenere informazioni immediate durante la fase di ricerca dei corpi.

La difesa ha contestato in alcuni punti l’attendibilità dei testimoni rilevando lievi discrepanze nelle deposizioni rilasciate dai testimoni nel novembre 2016 e quelle di ieri – scelta dei vocaboli, uso di sinonimi e altri dettagli di contesto.