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Usciamo dal bunker

C’è una fotografia di Andy Rocchelli che colpisce più di qualunque altra. E’ quella che ritrae i bambini rintanati nello scantinato, durante il conflitto in Ucraina. Per ottenere uno scatto così serve tempo. Bisogna guadagnare la fiducia della popolazione civile, vivere la loro guerra, osservare senza giudicare.

Sono i documenti come questo che segnano il nostro tempo, influenzano le nostre coscienze e finiscono con l’indirizzare la storia del genere umano. Sono i documenti come questo che possono estrarre una goccia di splendore da un oceano di dolore, e magari aiutarci a diventare migliori.

Andy è morto in quella guerra, assassinato in un brutale agguato teso ai danni di reporter civili. Quel che è successo rappresenta una ferita aperta per tutta la comunità e per il mondo di persone attorno ad Andy. Ma è anche un simbolo della minaccia costante a cui sono sottoposti coloro i quali fanno per lavoro i testimoni del lato più oscuro della nostra sgangherata umanità. E’ grazie a loro se sappiamo, è grazie a loro che impariamo, è grazie a loro che possiamo rimboccarci le maniche e provare a fare meglio.

Gli Andy Rocchelli di tutto il mondo sono eroi loro malgrado. E’ invece nostra responsabilità batterci perché non debbano più esserlo, perché possano essere semplicemente quello che sanno essere: la nostra coscienza in trasferta, il nostro modo per conoscere, il nostro diritto a migliorare.

E’ per questo preciso motivo che il processo attualmente in corso presso il Tribunale di Pavia rappresenta una battaglia di civiltà dall’altissimo valore simbolico per tutti. Occorre ricostruire cosa è accaduto in quella brutta giornata del 2014. Occorre trovare la verità. Occorre tracciare una linea, per ricordare all’intera comunità che oltrepassare quella linea significa commettere un crimine imperdonabile contro la comunità stessa.

Ora più che mai serve partecipazione. Servono voci civili che si alzino a pretendere giustizia. Per Andy. Per i reporter di tutto il mondo. Per tutti noi.

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22 febbraio 2019: nona udienza del processo

Hanno testimoniato due agenti del Reparto Operazioni Speciali:
  1. il primo agente ha riferito di aver estratto dai dispositivi sequestrati all’imputato i files di immagini e video più volte proiettati durante l’istruttoria; la sua testimonianza è stata breve e molto tecnica, vertendo principalmente sulle modalità di estrazione dati;
  2. il secondo agente ha invece contribuito alle indagini prededenti l’arresto dell’imputato, alla successiva analisi dei materiali sequestrati e delle informazioni rilasciate dall’imputato durante gli interrogatori; ha reso una chiara e precisa descrizione degli elementi emersi durante le indagini ed ha confermato la posizione dell’imputato sulla collina di Karachun, la tipologia di armi in possesso alla GNU e le rispettive gittate / lunghezze di tiro utile: questi dati collimano con le testimonianze sentite fino ad ora, con la ricostruzione dei fatti elaborata dalla Procura di Pavia e con quella del giornalista Williamo Roguelon, superstite dell’attacco
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8 febbraio 2019: ottava udienza del processo

Hanno testimoniato due senatori dello stato ucraino; entrambi si erano presentati alla procura di Pavia come testimoni volontari e massimi esperti della vicenda in seguito all’arresto di Vitaly Markiv nell’agosto 2017. Le loro testimonianze sono state raccolte e registrate dal Reparto Operazioni Speciali di Milano: i due senatori hanno restituito due versioni dei fatti ed discordanti tra loro.
Ieri le loro versioni sono state nuovamente esaminate al cospetto della corte.
Entrambi i colloqui sono stati oltremodo spiacevoli per la chiara sensazione di reticenza, annacquamento della verità e sostanziale volontà di non raccontare la verità alla corte da parte dei testimoni. Vi sono stati frequenti problemi di traduzione.Bogdan Matkivskyi
presente nel maggio 2014 sulla collina di Karachun da cui provenne l’attacco che uccise Andy ed Andrey; fu comandante del plotone 2 della compagnia di stanza a Slaviansk (non il medesimo cui apparteneva Markiv);

  1. Reticente circa la presenza di documenti scritti attestanti la presenza di Markiv sul luogo (documentata dal video selfie rinvenuto nel materiale sequestrato): accenna alla presenza di alcun grafico/tabella con gli ordini, i turni e le posizioni di ciascun militare.
  2. Conferma che ciascun militare non si muoveva dalla posizione assegnata;
  3. Evidenzia la differenza di ruoli tra la Guardia Nazionale Ucraina e l’Esercito: il primo è un corpo militare di riserva dipendente dal ministero degli interni, venne sciolto nel 2000 e poi rifondato nel marzo 2014; fanno parte della GNU anche i controversi Battaglioni Azov e Donbass, costituiti soprattutto da volontari ucraini ed europei (anche italiani). L’imputato faceva parte della GNU. Il secondo è l’esercito regolare, dipendente dal ministero della difesa e comandato dal generale Zabrowski.
  4. Il senatore ha inoltre confermato la presenza di mortai nelle fila dell’esercito.
  5. Viene sottoposto al teste e alla giuria uno schizzo tracciato dal senatore medesimo rappresentante la cima della collina di Karachun e le posizioni dell’equipaggiamento militare e dell’imputato; lo schizzo viene confermato e confrontato con il suddetto video selfie e con dichiarazioni differenti rilasciate durante i colloqui di agosto.
  6. Riconosce quasi tutti i nomi di altri militari elencati dal Procuratore Zanoncelli.
  7. Benché si trovasse sulla collina il 24 Maggio 2014, il senatore afferma di aver saputo solo a metà giugno o forse a luglio dell’uccisione di Andy ed Andrey.

Andrii Antonyschak
Comandante nei ranghi della Guardia Nazionale (di cui ha indossato la folcloristica divisa carica di pendagli) ed infine senatore dello stato.

  1. Venne a conoscenza dei fatti almeno un mese dopo l’attacco. Non era mai stato sulla collina di Karachun prima metà giugno.
  2. Eventuali ordini scritti ai militari non pervenuti.
  3. Reticente circa la competenza territoriale della Guardia Nazionale;
  4. La GNU non aveva mortai;
  5. Posizione di Markiv: avrebbe potuto vedere la zona dell’attacco se avesse girato la testa di alcuni gradi. Ma il senatore specifica che non era compito dei soldati girarsi…?
  6. Riconosce alcuni nomi degli altri militari elencati dal procuratore.